Olio, ulivi e cultura contadina
Ulivi e olio: i cardini della cultura contadina nella Riviera dei Fiori
La cattedrale degli ulivi: la metafora di Giovanni Boine ben descrive il paesaggio della Riviera dei fiori. L’ulivo è il simbolo del territorio: con le sue chiome verde-argento ricopre la gran parte delle colline terrazzate, risalendo dalla costa verso l’entroterra. Ma l’ulivo qui è anche cultura, antico sapere contadino che descrive la storia del paesaggio e la sua addomesticazione fatta di fatica, interazione secolare tra l’uomo e la natura, intima religiosità nel rispetto di ritmi, stagioni e gesti parte del DNA della Riviera dei Fiori. È da questi ulivi che nasce il pregato olio extravergine d’oliva.
Pietra su pietra
L’origine della diffusione capillare dell’ulivo in questa zona è attribuibile ai monaci benedettini. Fu la loro operosità, applicata a una terra aspra e difficile, a definire l’odierno paesaggio di colline sottratte alla verticalità, rese coltivabili tra fasce e maxei, i tipici muretti a secco della Liguria.
Osservare i terrazzamenti della Riviera dei Fiori, i pendii scoscesi governati con il sudore di contadini eroici, fronte al mare e piedi saldi tra i maxei, è guardare a una storia millenaria. Assaporare il territorio sul filo dell’olio extravergine di oliva taggiasca è entrare in dialogo con la civiltà contadina che ha imparato a convivere con questa terra, modellandone il paesaggio.
Dalla raccolta alla frangitura: il lessico delle olive
Gumbu, quarta, trappa… Il dialetto è la lingua della civiltà dell’ulivo, un lessico costruito sulla fatica delle campagne. La raccolta, duro lavoro, un tempo avveniva a mano grazie alle sciasceline, giovani donne pagate a giornata o a quarta (circa 12,5 kg di olive). L’olivicoltore saliva, barone rampante, su alberi anche molto alti per bacchiare con la trappa, una lunga asta in legno. Le olive finivano nei cavagni dirette al gumbu, il frantoio con la macina in pietra, detta molazza. Qui avveniva la frangitura: la pasta di olive ottenuta era filtrata attraverso i fiscoli, sotto il torchio.
Le valli dell’ulivo
I borghi contadini dell’entroterra regalano sorprese che profumano di olio e tronchi secolari. L’estensione di terreni coltivati a ulivo è notevole tra la Valle Impero, la Valle del Maro, e le Valli Caramagna e Prino. Il paesaggio, qui, svela la sua storia: è il regno dell’ulivo, un mare argenteo interrotto solo dalle pietre dei muri, dalle reti colorate per la raccolta delle olive e da qualche antica macina lungo i torrenti.
Lucinasco e il Museo della cultura contadina
La sezione etnografica del Museo di arte sacra Lazzaro Acquarone di Lucinasco, nella Valle Impero, è dedicata alla civiltà rurale dell’ulivo. L’allestimento, in un fienile, ricorda i mestieri della terra e dell‘artigianato, con i loro strumenti e un antico frantoio. Da visitare anche la Casa contadina, ambiente restaurato che illustra la vita di una volta, con arredi e oggetti originali dei secoli scorsi.
Imperia, la capitale dell’olio
Con le sue valli coltivate a ulivi, monocoltura dominante e sempre più specializzata, ma anche con il porto commerciale di Oneglia, florido fin dal Settecento, Imperia si è guadagnata nei secoli la nomea di capitale italiana dell’industria olearia. La notevole qualità dell’olio ha implementato nel tempo le esportazioni e affinato le competenze nell’industria di settore. Nel 1912, non a caso, sorse a Imperia la Sairo (Società Anonima Italiana Raffinazione Olii), la più antica raffineria d’olio di oliva d’Italia. E sempre qui ha oggi sede l’Onaoo, Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva.
Il Museo Carli
Inaugurato nel 1992 dall’azienda imperiese Fratelli Carli, il Museo dell’Olivo propone un itinerario attraverso la cultura dell’olio. Il percorso parte dalle radici dell’ulivo, simbolo antichissimo di pace. Passando per la stiva di una nave con anfore antiche, sulle rotte mediterranee si ripercorrono i trasporti dell’olio e si indagano le tecniche di lavorazione, per approfondire infine gli usi alimentari, cosmetici, religiosi di un elemento da sempre prezioso per l’uomo. L’omaggio finale è al paesaggio, tra le parole suggestive dei poeti e degli scrittori che hanno raccontato lo spirito di questa terra.
La festa dell’olio a Imperia
Produzione limitata, ma altissimo valore qualitativo: l’olio di oliva taggiasca è una vera eccellenza che si sposa armonicamente alla cucina del territorio, fatta di piatti delicati e leggeri. All’olio, alla cultura dell’ulivo e alla sua centralità nella dieta mediterranea è dedicata ogni anno Olioliva, la festa imperiese dell’olio nuovo.
La Collezione Guatelli
Per le esportazioni oltreoceano nel corso del Novecento, l’olio era confezionato in latte, contenitori leggeri e sicuri ma anche potente mezzo di comunicazione. Al packaging dell’olio di oliva è dedicata la Collezione della famiglia Guatelli: un frantoio del Seicento, a Chiusanico, che ospita centinaia di latte decorate e pietre litografiche. Un salto nella storia degli studi grafici industriali agli albori del marketing.
Il frantoio ad acqua Raineri
Il Museo del frantoio Raineri illustra la storia della produzione d’olio di oliva intrecciandosi a quella di famiglia. L’azienda ha ripristinato un antico e raro frantoio ad acqua, oggi funzionante e usato a scopo didattico.